Tutti fanno il tifo per te


Capitolo 3.5 de Il Maestro di Bottega

«Cosa ti aveva detto Mimmo, a proposito del Maestro?» esordì Luciano.

«Me ne aveva parlato in termini generali, come di colui che aiuta la crescita umana e professionale dei suoi Collaboratori, i suoi Ragazzi di Bottega, verso il raggiungimento delle loro ambizioni…» aveva ricordato Matteo.

«Bene, il Ragazzo di Bottega, come tutti i giovani, ha sicuramente tante ambizioni, ma quasi altrettanto sicuramente poca esperienza e professionalità. Quindi la Bottega gli mette a disposizione un Maestro che lo aiuti ad acquisire quell’esperienza e quella professionalità che gli mancano.»

«La mia ambizione, adesso…» aveva ribadito Matteo «è quella di diventare un bravo venditore, e sarei sicuramente soddisfatto se lo diventassi.»

«Ed io sarò il tuo Maestro di Bottega, per aiutarti a diventare un bravo venditore» lo rassicurò Luciano «e capire se hai le capacità per soddisfare questa tua ambizione. Facciamo tutti il tifo per te.»

«Tutti, chi?» chiese Matteo.

«Beh, Mimmo ed io, innanzitutto, la nostra Catena dei 3. Ma anche il Direttore Vendite, il dott. Ferretti» rispose Luciano. «Le Catene dei 3 che ci uniscono allineano in nostri obiettivi a quelli dell’imprenditore. Ma non solo. Tifano per te tutti gli altri Collaboratori della Dolceferretti!!! Il tuo successo personale sarà anche un successo per ognuno di loro, perché le Catene dei 3 ci legano non solo verso i nostri Capi, verso l’alto quindi, ma anche verso i nostri colleghi, in orizzontale. »

«Ti posso fare una domanda un po’ indiscreta, a questo proposito?» chiese Matteo, continuando il discorso per motivare la sua richiesta. «Nella mia precedente azienda non mi sarei neanche azzardato a pensarla, ma qui mi sembra tutto così diverso! E tu mi sembri un amico.»

Luciano annuì con un sorriso, facendogli capire che poteva proseguire.

«Quando abbiamo parlato con Mimmo della mia strategia tu hai dichiarato che la tua ambizione era quella di diventare un buon Capo Area.»

Luciano annuì ancora, aspettando la domanda.

«Beh, ecco, la domanda è: come può Mimmo tifare per te e aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo che sarebbe, scusa il termine, quello di “fargli le scarpe”?» disse Matteo tutto d’un fiato, come se si fosse liberato di un peso.

Luciano non rispose subito, prima gli fece un’altra domanda.

«Ricordi l’obiettivo che Mimmo aveva dichiarato, quello di accrescere il suo valore all’interno dell’azienda, creandosi un sostituto?»

Matteo annuì.

E Luciano aggiunse: «Vedi, supponiamo che la scala di misura del valore reale di un Collaboratore vada da 0 a 100. Supponiamo anche di essere riusciti a misurare il valore reale di un Collaboratore e che questo sia 80. In un’azienda normale, se quel Collaboratore è insostituibile, assume automaticamente il valore 100, il massimo. Nella nostra Bottega, invece, quel Collaboratore assume il valore massimo, 100, solo quando ha formato un altro Collaboratore almeno bravo come lui, quindi solo quando si è reso sostituibile. Il valore del Collaboratore nella Bottega, quindi, è basato sulla sua sostituibilità e non sulla sua insostituibilità.»

Luciano continuò, convinto che servisse approfondire.

«Quindi, nel caso di Mimmo, il suo obiettivo è quello di far crescere un suo Collaboratore, per aumentare il suo valore e passare, diciamo, da 80 a 100. Se Mimmo fosse in un’altra azienda probabilmente il suo obiettivo sarebbe esattamente l’opposto, si sarebbe ben guardato dall’incoraggiare i suoi collaboratori, soprattutto se promettenti, anzi probabilmente li avrebbe ostacolati per mantenere la sua insostituibilità.»

«Mi hai fatto ricordare qualcuno» commentò Matteo, ricordando il dott. Inzolìa.

«E’ la storia di Giotto e Cimabue. Anche se Giotto ha superato il suo maestro, Cimabue è rimasto comunque nella storia della pittura e la sua Bottega è comunque cresciuta, anche grazie al genio di Giotto che egli seppe scoprire e valorizzare…» aggiunse Luciano, concludendo: «Quindi il raggiungimento di un obiettivo personale fa crescere anche tutta la Bottega, e tutta la Bottega è a disposizione del singolo per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi.»

«Quello che mi hai detto è molto bello, ma mi rimane un dubbio: come fa Mimmo a fidarsi di te?»

«Perché uno degli impegni solenni che la Bottega ha decretato è che nessun Collaboratore può salire la scala gerarchica senza il consenso del suo Capo diretto.»

Matteo se lo fece ripetere due volte per essere sicuro di aver capito bene.

«Certo!» ripeté Luciano. «Nell’esempio che stiamo facendo io potrò diventare Capo Area solo quando Mimmo sarà d’accordo!»

«Scusami, ma siamo nel campo delle ipotesi: e perché mai Mimmo dovrebbe essere d’accordo sul fatto che tu prenda il suo posto?»

«Beh, intanto non è detto che io prenda il suo posto, potrei diventare il Capo di un’altra Area. E comunque lasciami rispondere alla tua domanda con un’altra domanda…» continuò Luciano «Immaginiamo che tu sia sulla corsia di sorpasso di un’autostrada, e stia andando a velocità normale. Ad un tratto, guardando nello specchietto, vedi una Ferrari che si avvicina rapidamente. Cosa fai?»

«Beh, mi scanso» rispose Matteo, sorpreso dall’ovvietà della domanda.

«Certo» convenne Luciano «ma perché?»

«Perché la Ferrari va più forte di me e non avrei motivo per non darle strada … e anche per il piacere di osservarla da vicino, mentre mi sfreccia a fianco» osservò Matteo, mentre il viso gli si illuminava per un pensiero improvviso. «Di nuovo l’onestà intellettuale, vero?…»

Luciano sorrise, compiaciuto del suo Ragazzo di Bottega.

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