Capitolo 6.5 de Il Maestro di Bottega
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Cinque mesi dopo, alla fine di aprile, Matteo era stato invitato da Erika alla sua laurea. Aveva così rivisto il Commendatore, che appariva molto invecchiato, anche se erano passati solo due anni da quando lavorava per lui.
Poi rivisse, attraverso Erika che non lo lasciava un momento, tutte le emozioni della sua laurea e tutti i rituali come: la pergamena, la foto ricordo con papà e mamma, le felicitazioni dei parenti, il rinfresco con gli amici e il pranzo di laurea con i conoscenti più stretti.
A tavola era seduto a fianco della madre di Erika, che ogni tanto si commuoveva e si asciugava una lacrima.
«Chissà cosa mi succederà il giorno del matrimonio. Ma sono proprio felice, adesso che la mia bambina ha finito. Sa, tutto è iniziato con una battaglia. Quando mio marito ha sentito che voleva fare Filosofia è rimasto di sasso e ha tentato in tutti i modi di convincerla a fare qualcosa di più concreto, di più utile. Secondo lui la facoltà di Filosofia è un covo di perditempo, per non dire di peggio. Erika comunque ha continuato a tenere duro, ostinata come pochi! Mio marito ha provato a convincerla con le buone e con le cattive. Ma Erika era sempre più determinata a fare quello che voleva. Più mio marito insisteva, più lei era decisa a sfidarlo. Ho avuto anche paura che Erika facesse un colpo di testa. Non si sono quasi parlati per tre mesi, anche se Erika lavorava in azienda con suo papà tutto il giorno. E alla fine ha vinto lei, la mia bambina. E mio marito si è dovuto rassegnare. Sembrava anche che ne fosse orgoglioso, perché lei continuava a dare gli esami con regolarità. Erika è sempre andata bene a scuola ed anche all’università ha continuato a studiare di buona lena. Certo Filosofia non è difficile come Ingegneria, però Erika si è laureata in quattro anni tondi e ne siamo molto fieri. I rapporti tra Erika e mio marito adesso sono quasi idilliaci, stanno spesso insieme e parlano sempre dell’azienda, specialmente da quando mio marito ha cominciato ad avere gli acciacchi della sua età. Sa, non è più un giovanotto, ma lui sempre più testardo. Mai che mi ascolti. Ci siamo sposati tardi, lui diceva sempre che aveva cose più importanti a cui pensare e poi il matrimonio è una cosa seria, si deve fare quando le cose sono a posto e c’è la sicurezza. Ed ecco il risultato: abbiamo una figlia ancora bambina e lui ha passato da tempo i sessanta. Beh così è la vita. Sa, Erika ci parla spesso di lei, veramente più con suo papà che con me, se devo essere sincera. Dovrebbe essere il contrario, però. Mi ricordo, sa, che vi siete conosciuti in azienda, non è vero? Era andato poi a lavorare in un’altra azienda? Sì, sì, mi ricordo: è stato con noi un po’, ma poi le hanno fatto una di quelle offerte che non si possono rifiutare e così ci ha lasciato. Peccato, mi sembra un così bravo ragazzo. Ma poi, si sa, i giovani vogliono fare sempre nuove esperienze e sono presi dalla smania di cambiare. Si trova bene adesso? Sì ??? Meglio così, l’importante è essere felici. Spero di vederla ancora, lei è proprio simpatico: è un piacere parlare con lei.»
«Così hai conosciuto mia madre…» disse Erika al termine della cena. «Sei riuscito ad aprire bocca?»
«Uno o due volte» ammise Matteo «ma almeno con tua madre la conversazione non langue mai.»
«Assolutamente mai» concordò Erika. E quando gli propose pizza birra e coca cola per riabituarsi al dialogo, l’indomani sera, Matteo accettò subito.
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