Il Tutor


Fin da quando veniamo alla luce, alla base della nostra formazione c’è la famiglia e i genitori sono i nostri primi tutor. Successivamente, durante la formazione scolastica e universitaria, abbiamo altri tutor, maestri e professori che ci trasmettono le informazioni necessarie per relazionarci positivamente con la società in cui viviamo.

Da zero fino al compimento degli studi, quindi, l’individuo impara a decodificare i propri bisogni e a comprendere le esperienze sociali grazie ai suoi tutor che fungono da punti di riferimento per affrontare il proprio percorso umano e professionale.

La domanda che occorre porsi allora è questa: perché anche nel mondo del lavoro non è previsto un tutor che, con il suo servizio intellettuale, guidi e indirizzi l’individuo verso un percorso di realizzazione professionale e umana, base della felicità nella vita? Sarebbe questa la condizione sufficiente per sentirci amati nell’impresa e nella società come lo siamo nella famiglia e nella scuola?

Tutto questo potrebbe essere un sogno realizzabile se avessimo il coraggio di pensare che l’azienda è al servizio dell’uomo e non viceversa.

Se il capoufficio o il manager, invece del budget, avessero come obiettivo di tutor la massimizzazione del capitale intellettuale dell’impresa, si attiverebbe un effetto a catena talmente efficace da produrre maggior reddito come conseguenza dello stato di maggior felicità di tutti i collaboratori.

Segue in Felicità come Ricchezza

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