Capitolo 2.3 – Il Capo


Capitolo 2.3 de Il Maestro di Bottega

– «Dopo aver descritto la nostra struttura organizzativa» riprese Mimmo «passiamo a parlare dei ruoli delle persone che la costituiscono, a cominciare dal Capo.»
Matteo aveva subito collegato la parola Capo al dott. Ferretti, o al Commendator Brambilla. All’interno di un’azienda nessuno ha dubbi su chi sia il “Capo”.
«Il Capo, in tutte le aziende» continuò Mimmo, quasi a confermare l’associazione di Matteo «è normalmente identificato con l’imprenditore, che conduce l’impresa, facendo sì che essa generi il profitto necessario alla sua sopravvivenza. L’imprenditore è il Capo dell’azienda, assume il rischio dell’impresa e ne ottiene, se ci riesce, come contropartita il profitto.»
«E i Capi delle Botteghe di cui mi hai appena parlato» chiese Matteo «non sono dei Capi?»
«Certo che lo sono! Nell’ambito della loro Bottega hanno la stessa responsabilità e gli stessi compiti del Capo / Imprenditore, anche se non sopportano il rischio economico d’impresa.»
«Allora non vedo differenze tra questa e la mia precedente azienda…» aveva commentato Matteo «…anche in quella i Dirigenti avevano responsabilità di budget e di gestione dei loro collaboratori.»
«Il nostro sistema di gestione non ha differenze formali rispetto a quello di tipo, diciamo così, “tradizionale”. Ma in questa azienda il processo di delega di responsabilità del Capo nei confronti dei suoi Collaboratori è di tipo sostanziale, non solo formale. I Collaboratori del dott. Ferretti non sono solo dei Dirigenti, ma sono dei veri e propri Capi Bottega perché all’interno della loro Bottega non sono soggetti ad alcuna interferenza da parte del dott. Ferretti.»
«Beh, se è così, allora forse la differenza esiste e comincio a vederla» concluse Matteo, ricordando mentalmente l’interferenza operata dal Commendatore quando gli aveva affidato l’incarico di studiare il piano di marketing per il Centro Sud, chiaramente senza coinvolgere, e senza nemmeno informare preventivamente il dott. Inzolìa. «C’è una cosa che non capisco, però. Perché il Capo / Imprenditore dovrebbe prendere questa decisione. Voglio dire, perché dovrebbe rinunciare al privilegio del suo potere, che nessuno discute?»
«E’ quello che diceva poco fa il dott. Ferretti. E’ una sfida: dimostrare cioè che questo sistema di gestione salvaguarda non solo il capitale e l’azienda ma anche le sue risorse umane.»
«Se si potesse dimostrare che questo sistema aumenta i profitti dell’azienda, gli imprenditori sarebbero più invogliati ad adottarlo…» esclamò Matteo ancora incredulo.
«L’adozione del modello e l’aumento dei profitti aziendali sono sicuramente correlati» affermò Mimmo «ma con uno sfasamento temporale: il tempo necessario per passare dal Castello al Grappolo di Botteghe. Questo sfasamento dipende da molti fattori, come il grado di informatizzazione, la resistenza al cambiamento, oppure le dimensioni dell’azienda. In una aziendina dieci volte più piccola della nostra tutto potrebbe avvenire in un tempo più breve di quello impiegato da noi…»
«Quindi l’adozione del modello non porta dei vantaggi immediati, non è quindi una strategia di breve termine» aveva osservato Matteo.
«Infatti l’ottica è quella del medio termine» convenne Mimmo. «Io ho vissuto il periodo di transizione di questa azienda ed ho potuto notare come, nel tempo, le difficoltà iniziali si sono trasformate, come per magia, in benefici. A partire da quelli intangibili, quali l’armonia o la soddisfazione nel proprio lavoro, fino ad arrivare ai benefici concreti come quelli che risultano dal bilancio e dal nostro stipendio!»
«Allora» concluse Matteo rincuorato «se i benefici economici tangibili sono il risultato finale dei benefici intangibili, “conviene” adottare questo modello; non è filantropia!»

«Adesso possiamo passare a te!» propose Mimmo, visto che Matteo era convinto.
«Volentieri, anche se non vedo cosa c’entri io con il concetto di Capo di cui stiamo parlando…»
«C’entri, eccome! Adesso tu sei il Capo della tua Bottega, che ha tutte le caratteristiche delle altre Botteghe dell’azienda, anche se è composta solo da una persona: da te stesso. Ormai sai bene che non sei qui perché io ho bisogno di te, nella mia Bottega. Questo ti è stato chiarito più volte, a partire dall’inserzione sul giornale.»
Matteo avvertiva sempre una sensazione di disagio quando gli dicevano che non avevano bisogno di lui. Si sentiva un po’ un intruso in azienda. «Ma cosa dovrei fare, io, da solo nella mia Bottega?» esclamò quasi stizzito.
«L’imprenditore di te stesso!» aveva dichiarato Mimmo con enfasi, come se sapesse di pronunciare una rivelazione.
Poi, di fronte allo sguardo interrogativo di Matteo, spiegò la sua dichiarazione. «Questa azienda richiede a tutti i propri Collaboratori di essere imprenditori di se stessi.»
«Mi sembrava che avessi detto poco fa, che l’imprenditore è il dott. Ferretti!» obiettò Matteo, confuso.
«Certo, il dott. Ferretti è imprenditore nel senso legale del termine…» e scrisse sul solito foglio di carta:

imprenditore (Ferretti)
> rischia il capitale
> per realizzare profitto

«Tu, invece, come ogni altro Collaboratore di questa azienda, sei imprenditore di te stesso in questo senso…» e scrisse più sotto:

Matteo
> rischia le sue risorse
> per realizzare le sue ambizioni

Adesso Matteo aveva capito il significato della parola imprenditore applicata a sé stesso. «Mi stai dicendo che io corro il rischio, da imprenditore / capo di me stesso, di sprecare le mie risorse e il mio tempo se non riuscirò a realizzare l’ambizione, in questa fase della mia vita, di diventare un buon responsabile commerciale?»
«Certo» confermò Mimmo. «Il tuo non è un rischio di tipo economico in senso stretto, ma secondo me è ancora più grande, perché riguarda te, il tuo futuro e il futuro della tua famiglia. Ti confermo quello che il dott. Ferretti ti aveva già promesso e cioè che io, la mia Bottega e l’intera azienda siamo da questo momento a tua disposizione per aiutarti a realizzare le tue ambizioni. Facciamo questo molto volentieri non solo perché sentiamo una grande soddisfazione ad aiutare il nostro prossimo, ma perché la tua crescita e il tuo successo coincideranno inevitabilmente con il nostro.»

La promessa di Mimmo aveva fugato ogni preoccupazione di Matteo. Il rischio imprenditoriale che Mimmo gli aveva chiesto di sostenere lo motivava anziché spaventarlo. Dopotutto anche nella sua precedente esperienza di lavoro era stato imprenditore di sé stesso e della sua crescita professionale. Però, alla Brambilla, questa crescita se l’era creata a sue spese, lavorando spesso al di là dell’orario normale, studiando ed aggiornandosi professionalmente nei fine settimana e, come contropartita, il suo Capo lo aveva ostacolato, anziché incoraggiarlo, aveva sempre guardato con sospetto i suoi successi, punendolo anziché premiarlo, quando li aveva conseguiti. Matteo si era reso conto di essersi logorato nel tentativo di realizzare ambizioni personali che riteneva giuste e stimolanti, per scoprire poi che erano in contrasto con quelle del suo Capo.
Decisamente qui si sentiva molto più protetto e sicuro!

«Vogliamo sintetizzare il significato di Capo, all’interno di questa azienda?» propose Mimmo.
«Provo a farla io?» si offrì Matteo e, al cenno di assenso di Mimmo, esordì: «Prima di tutto mi sembra di poter dire che anche la parola Capo è una delle parole chiave del gergo aziendale di cui parlavamo poco fa. La parola, qui, viene usata con un significato più ampio di quello tradizionale…» e qui Matteo guardò Mimmo, come per chiedergli se era d’accordo. Mimmo annuì e fece cenno di proseguire.
«In questa azienda sono tutti Capi, con diverse modalità di esserlo: è Capo il dott. Ferretti, l’imprenditore, nel senso classico del termine, sono Capi i Capi Bottega, ciascuno dei quali è autonomo ed ha la responsabilità del risultato economico della propria Bottega e della gestione dei propri Collaboratori, e sono infine Capi di sé stessi tutti i Collaboratori. L’azienda incoraggia ciascun Collaboratore a darsi degli obiettivi, anche molto ambiziosi, e si mette a sua disposizione per aiutarlo a raggiungerli» disse Matteo, tutto d’un fiato.
Mimmo chiuse allora la sintesi di Matteo con una affermazione lapidaria. «Questo è il nostro concetto di imprenditoria diffusa … Più diffusa di così!»

Capitolo 2.3 de Il Maestro di Bottega

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