Capitolo 2.11 – La Condivisione Esplicita


Capitolo 2.11 de Il Maestro di Bottega

– «Un ultimo punto, fondamentale» riprese Mimmo dopo una pausa caffè. «Oltre alla definizione ed armonizzazione delle strategie e degli obiettivi, è necessaria la Condivisione Esplicita, da parte di tutti.»

«Una specie di patto inviolabile?» chiese Matteo.

«Una specie» concesse Mimmo.

E, cambiando completamente discorso, gli chiese: «C’e l’hai la ragazza?».

«Beh, sì» rispose Matteo, meravigliato di quella domanda. Non capiva cosa c’entrasse Erika con la condivisione degli obiettivi.

«Immagina allora che una sera tu abbia voglia di uscire, magari di andare al cinema perché sei stato in piedi tutto il giorno, e sei un po’ stanco. Quando telefoni alla tua ragazza per chiederle di uscire lei ti dice subito di sì, proponendoti di andare al cinema.»

«In questo caso la serata sarà sicuramente piacevole per entrambi» concluse Matteo cercando di capire dove Mimmo volesse andare a parare.

«Immaginiamo invece che lei ti risponda di sì, ma aggiungendo che muore dalla voglia di andare in discoteca: come ti comporteresti?»

«In questo caso» concluse Matteo, pensando tra sé che avrebbe fatto di tutto per accontentare Erika, «l’accompagnerei in discoteca!»

«Malissimo!» esclamò Mimmo ad alta voce, aspettandosi che Matteo cadesse nella trappola.

Matteo sobbalzò. Cosa aveva detto di tanto grave?

Mimmo sorrise e si spiegò: «Non voglio assolutamente interferire con la tua vita personale, intendiamoci, l’esempio serviva solo per richiamare la tua attenzione sul fatto che, in azienda, la condivisione della strategia e degli obiettivi deve essere dichiarata, sentita e spontanea. Non deve essere subita, magari solo per far piacere al tuo Capo.»

«Beh, dopotutto non hai torto» ammise Matteo. «Effettivamente le poche volte che l’ho accompagnata in discoteca per farle piacere, senza averne voglia, ho vissuto come un peso quello che invece per lei era un divertimento, e non vedevo l’ora di tornare a casa.»

«C’è anche di peggio» aggiunse Mimmo, rincarando le dose. «Tu non ti sei sicuramente sentito “responsabile” di quella serata passata diciamo così così, ma anzi ti sei sentito in credito per averle fatto un favore.»

«Hai ragione anche in questo, devo ammetterlo. Avendo accettato l’obiettivo della discoteca, senza condividerlo, alla fine ho attribuito la responsabilità di una serata poco piacevole alla mia ragazza, senza pensare che ne ero quantomeno corresponsabile.»

 

Mimmo era sicuro che Matteo avesse capito l’importanza di una condivisione sentita e spontanea, ma gli fece lo stesso un’ultima domanda, per scherzo. «E allora, come ti comporterai la prossima volta che la tua ragazza ti dirà che vuole andare in discoteca, se tu non ne hai la minima voglia?»

«Beh, ne parleremo insieme. Può darsi che alla fine si decida di andare a prendere un gelato, accontentando entrambi…» rispose altrettanto scherzosamente Matteo. «In ogni caso non farò lo “yes man”, neanche con la mia ragazza!»

«Con la tua ragazza ti puoi regolare come credi, l’importante è che tu non faccia lo “yes man” in questa azienda!»

 

Era esattamente il contrario di quello che gli aveva suggerito suo padre, quando gli aveva manifestato i suoi primi disagi alla Brambilla S.p.A. – pensò Matteo. In questa azienda lo avevano già diffidato dal fare lo “yes man”, ed era solo il suo secondo giorno di lavoro.

«E con questo abbiamo finito di parlare di strategia e obiettivi. Adesso dovrebbe esserti molto chiara l’importanza della condivisione sentita e spontanea degli obiettivi. In questa azienda non sono graditi gli “yes man”, come non lo sono i furbi, o i prepotenti. Qui fanno carriera…»

«…i collaboratori che hanno onestà intellettuale!» concluse precipitosamente Matteo, quasi a voler dimostrare a Mimmo che aveva ben capito la lezione.

«Adesso ho un impegno e ti devo lasciare solo» aveva concluso Mimmo. «Prova e ripassare mentalmente i concetti di cui abbiamo parlato oggi. Anche se mi rendo conto che la giornata può essere stata un po’ pesante, sono soddisfatto dei tuoi progressi.»

E si erano salutati con un arrivederci all’indomani mattina.

Capitolo 2.11 de Il Maestro di Bottega

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