Solitudine


Capitolo 3.7 de Il Maestro di Bottega

.. Un paio di mesi più tardi Matteo si sentiva pronto ad affrontare da solo le prime visite ai clienti.

Si era dedicato con entusiasmo al suo nuovo lavoro fin dal primo giorno, e Luciano lo aveva guidato con altrettanto entusiasmo. Le capacità tecniche di Luciano gli erano apparse chiare da subito, ma la cosa che aveva apprezzato di più era la sua disponibilità. Luciano, insomma, si stava rivelando anche un ottimo Maestro. Gli aveva prestato alcuni suoi libri sulle tecniche di vendita, libri che Matteo aveva letto avidamente e che lo avevano aiutato a passare le sue interminabili serate solitarie in albergo. Luciano gli aveva proposto di commentare, dopo ogni visita al cliente, tutti i passaggi chiave del colloquio di vendita, evidenziandone i punti positivi e negativi. Matteo aveva accettato, e da quelle analisi alla moviola aveva tratto insegnamenti preziosi per rafforzare i suoi punti di forza ed eliminare quelli di debolezza.

I suoi Cruscotti si stavano rivelando utilissimi. Ogni sera, in albergo, Matteo aggiornava la situazione delle visite effettuate, degli ordini acquisiti, delle richieste dei Clienti che richiedevano l’intervento della sede, e le trasmetteva a Mimmo. Da Mimmo riceveva giornalmente segnalazioni su novità introdotte, relazioni del Laboratorio, aggiornamenti, schede tecniche, e tutto quello che lo poteva aiutare a svolgere meglio il suo lavoro. Questo incarico gli era particolarmente gradito perché Luciano gli aveva dato da subito un’autonomia completa. Anche se era da solo in albergo, davanti alla sua scrivania virtuale, gli sembrava di essere insieme a tutti gli altri Collaboratori della Dolceferretti S.p.A., e non a centinaia di chilometri di distanza, e questo lo aiutava a sentirsi un po’ meno solo.

Le loro giornate erano frenetiche. Lui e Luciano erano sempre di corsa, su e giù dalla macchina, dentro e fuori dalle aziende, colloqui continui con persone e problematiche sempre diverse, qualche frustrazione durante le attese un po’ troppo prolungate, tramezzini e coca cola di corsa a mezzogiorno per non perdere tempo tra una visita e la successiva.

Poi la sera di colpo tutto si calmava e Matteo era immerso nel silenzio e nella solitudine della sua camera d’albergo.

L’aspetto che più disturbava Matteo era la consapevolezza di aver sottovalutato i disagi della sua nuova vita. Per carità, l’albergo era comodo, ma non era casa sua. Gli mancava, più di quanto avesse pensato, la cena in compagnia dei suoi, o la sveglia di sua madre alla mattina, con il caffè. Ma soprattutto gli mancava Erika, non tanto il fatto di non vederla tutti i giorni, cosa che non accadeva neanche quando era a casa, ma il fatto che la sentiva lontana ed irraggiungibile. L’unica cosa bella era che ogni volta che la rivedeva, durante i fine settimana, gli sembrava che fosse come la prima volta che l’aveva incontrata. La lontananza forzata accendeva, anziché spegnere, il piacere di stare con lei e faceva rivivere, nella sua mente, i momenti magici dei loro primi incontri.

 

«Allora, come va?» gli chiese Mimmo un venerdì sera dopo la solita riunione di Bottega e dopo che tutti se ne erano andati, invitandolo a fare quattro chiacchiere informali.

«Mi sento quasi pronto per cominciare ad operare da solo!» affermò Matteo con una punta di orgoglio.

«Bene, mi fa piacere…» concluse Mimmo.

«Il merito è tutto di Luciano» continuò Matteo, quasi per farsi perdonare l’orgoglio dimostrato «non avrei potuto avere un Maestro migliore.»

«Anche questo mi fa piacere…» ripeté Mimmo.

Matteo cambiò discorso per andare su un argomento che gli interessava molto. «Prima, durante la riunione, ho sentito che se ne sta per andare il Venditore della provincia di Milano…»

«Sì…» confermò Mimmo «…quel problema era già noto da tempo, ed è stato risolto nel corso della riunione di Bottega delle Vendite un mese fa.» Poi si fermò, e chiese: «Perché ti interessa?»

Matteo prese il coraggio a due mani. «Se devo essere sincero, ci avevo fatto un pensierino, sì insomma di potermi avvicinare a casa. Sono contentissimo di quello che sto facendo a Genova, solo mi sto accorgendo che la casa mi manca più di quello che pensassi.»

Mimmo lo aveva ascoltato con attenzione, sembrava aver compreso i suoi problemi. «Ne hai già parlato con Luciano?» gli chiese.

«Veramente no!, te ne sto parlando adesso, solo a seguito di ciò che ho appena sentito durante la riunione…» si era quasi scusato Matteo.

«La prossima volta che ti capita di fare una domanda che modifica in modo sostanziale la tua strategia, ti consiglio di parlarne prima di tutto con il tuo Capo diretto…» aggiunse Mimmo «…anche perché un tuo avvicinamento a casa, adesso, è praticamente impossibile!»

Matteo ci rimase male, non si aspettava una risposta così esplicitamente negativa.

Mimmo, credendo che fosse necessario, continuò. «Ricordi quando parlavamo di strategia ed operatività durante i tuoi primi giorni in azienda, tre mesi fa?»

«Mi sembrava di ricordare bene…» mormorò Matteo «…ma evidentemente non è così!»

«Infatti, se ricordi ti avevo detto che uno degli errori classici è di modificare in itinere l’operatività rispetto alla strategia!»

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