Il Punto del non ritorno


Capitolo 4.1 de Il Maestro di Bottega

Due mesi dopo Luciano e Matteo stavano viaggiando in macchina da Genova a Milano, per partecipare alla consueta Riunione settimanale di Bottega. Luciano aveva accettato il passaggio di Matteo perché doveva fermarsi a Milano per il fine settimana e sarebbe ritornato a Genova con lui il successivo lunedì mattina.

Matteo aveva proposto ad Erika di approfittare di quella occasione per prendere un aperitivo insieme a Mimmo e Luciano. «Così dopo avertene parlato tanto te li faccio anche conoscere personalmente» aveva detto.

E tutti avevano accettato di buon grado il suo invito.

 

«Tra poco finirà il tuo primo periodo di sei mesi con me, quello dell’affiancamento. Poi opererai tutto da solo, ti stai quindi avviando ad un cambio importante!» commentò Luciano, mentre Matteo stava guidando.

Matteo ne convenne. «Penso che ne parleremo anche con Mimmo, vero? Io mi ero anticipato l’evento per la prossima riunione settimanale…»

«Infatti ne parleremo la settimana prossima. Per adesso ti volevo ricordare l’incidente di qualche mese fa, quando eri andato da Mimmo a chiedergli direttamente se potevi essere avvicinato a Milano.»

«C’è qualcosa che non va? E’ la prima volta che me ne riparli. Puoi star certo che non la dimenticherò mai più, quella lezione…» lo interruppe Matteo, sulla difensiva.

«Non preoccuparti, va tutto bene. Volevo solo richiamare la tua attenzione sul fatto che la prossima settimana potremo ridefinire la tua strategia per i prossimi sei mesi, dopodiché non potranno esserci ripensamenti successivi, che non potrebbero più essere accolti, come ormai sai bene.»

«Già, la coerenza tra strategia ed operatività» esclamò Matteo.

«La prossima settimana la tua strategia potrà essere o confermata, o ridefinita. Ma comunque sia, dopo sarà quella e non se ne potrà più riparlare fino alla fine dell’anno!»

«Il punto del non ritorno…» esclamò Matteo. «Se lo si supera, non si può più tornare indietro, bisogna tirare dritti fino alla meta…»

«Proprio in considerazione del fatto che ti stai avvicinando al tuo punto di non ritorno, come lo hai chiamato, ti volevo invitare ad analizzare bene tutti i dati che hai accumulato in questi mesi.»

Matteo, quasi cercando una rassicurazione aggiunse: «Mi sembra che i dati del nostro Cruscotto delle Vendite siano buoni. Anzi direi migliori degli obiettivi che avevamo concordato con Mimmo…»

«Non c’è dubbio, il venduto è a posto, ma non intendevo riferirmi a quei dati. Vorrei che tu considerassi anche situazioni personali, dopotutto mi sembra che la tua esperienza attuale, per una serie di motivi, non ti soddisfi completamente…»

«Beh, questo non lo posso negare. Forse avevo sopravvalutato la parte avventurosa del mestiere di venditore, e ne avevo sottovalutato le difficoltà.»

«Comunque non vorrei essere frainteso, va tutto bene e non hai alcun motivo di preoccuparti di alcunché. Ti sto parlando da Maestro, cui sta a cuore la felicità del suo Ragazzo di Bottega. Pensaci sopra, e vedrai che venerdì prossimo riusciremo ad analizzare quello che è successo finora e a dare una risposta ai problemi incontrati.»

Matteo aveva riflettuto su quanto Luciano gli aveva appena detto, e lo aveva mentalmente ringraziato per avergli sottolineato per tempo l’importanza di quello che sarebbe successo la settimana successiva.

 

Dopo la riunione Matteo, Mimmo e Luciano si trovarono, con Erika, nel bar dove avevano appuntamento per l’aperitivo.

Fatte le presentazioni, Mimmo aveva rotto il ghiaccio. «Le devo delle scuse, Erika, perché l’ho chiamata in causa nelle nostre discussioni…»

«Ci mancherebbe…» aveva risposto Erika «…Matteo me ne ha parlato, e direi che i vostri esempi sono serviti anche a noi per capirci meglio … Se non fosse stato per lei, forse non avrei ancora scoperto che non gli piace tanto andare in discoteca. Con me fa lo “yes man”» e aveva sorriso, guardando Matteo con tenerezza.

Matteo era arrossito riuscendo solo a balbettare: «Però in azienda non faccio lo “yes man”. Con te è un’altra cosa, me l’aveva detto anche Mimmo…»

Questa volta era stato Mimmo a sorridere.

Poi Erika si era rivolta a Luciano. «Matteo mi parla spesso dei suoi due figli, che mi descrive come due diavoletti simpaticissimi …»

«Quando arriva Matteo cercano di mettersi in mostra, sa come fanno i bambini. Ma direi che Matteo non si fa pregare, anzi mi sembra che gli piaccia giocare con loro.»

«Beh, non ho mai avuto fratellini piccoli per casa, e i tuoi figli mi hanno fatto scoprire delle cose nuove…»

Erika cercava di immaginarsi Matteo che giocava con un bambino, mentre lo guardava, pensosa.

Erano stati ancora insieme qualche minuto, poi Mimmo aveva dato un’occhiata all’orologio e, rivolto ad Erika e Matteo, aveva detto: «Adesso però vi lasciamo soli, non vogliamo portarvi via tutta la serata. Penso che avrete un mucchio di cose da raccontarvi, dopo una settimana di lontananza.»

E si erano salutati.

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