Gli anni passano per tutti


Capitolo 4.8 de Il Maestro di Bottega

– Quella sera Matteo era uscito dall’ufficio sentendosi un altro, e aveva deciso di fare quattro passi in centro, tanto per cambiare aria. Era iniziato il lungo ponte di S. Ambrogio e la città stava assumendo la veste natalizia, piena di luci e di colori. Il pensiero di passare il prossimo Natale senza Erika gli sembrò insopportabile. D’istinto prese il cellulare e le inviò un messaggio: “Cosa ne diresti di un gelato? M.”. Poi chiuse gli occhi e pensò intensamente a Babbo Natale chiedendogli un regalo anticipato. Il cellulare trillò quasi subito e gli scappò quasi di mano, nella foga di leggere il messaggio: “Fa troppo freddo per un gelato, sciocchino! Perché non una cioccolata calda? E.”

Il giorno dopo, mentre aspettava Erika, il cuore di Matteo batteva all’impazzata. Finalmente la vide spuntare da lontano. Avanzava lentamente, con il viso serio. Mentre le andava incontro cercava di capire, dal suo sguardo, cosa stesse pensando. Finalmente, giunti a pochi passi, si erano messi letteralmente a correre, si erano gettati l’uno nelle braccia dell’altra e si erano stretti forte forte.

«Allora, raccontami» disse Erika mentre seduti al bar aspettavano che la cioccolata si raffreddasse.

Matteo avrebbe preferito parlare d’altro, ma il tono di Erika sembrava non lasciargli scampo. E così le raccontò tutto quello che era successo in quelle quattro interminabili settimane: del suo lavoro, del colloquio con Mimmo, della presentazione al suo nuovo Capo e del suo futuro lavoro in Amministrazione.

Poi, per cambiare discorso, le chiese: «Raccontami un po’ anche di te. Quando siamo insieme parliamo sempre e solo di me.»

Erika, colpita da quel fatto a cui non aveva mai pensato, non si fece pregare. «Direi … la solita routine. Ho dato altri due esami e se proseguo di questo ritmo tra poco più di un anno li finisco tutti.»

«Brava» le disse Matteo, tirando mentalmente un sospiro di sollievo e pensando che se aveva studiato molto non era andata in giro con gli amici.

«Però c’è qualcosa che ci preoccupa molto, sia mamma che me. Vedi negli ultimi tempi papà non si sente più come prima, in questi ultimi tempi l’ho accompagnato a fare un mucchio di analisi e stiamo aspettando di mettere insieme tutti i risultati …»

«Speriamo che vada tutto bene» le disse di cuore Matteo.

«Certo» continuò Erika. «Il nemico di mio padre è lui stesso: non vuole rassegnarsi che non è più un ragazzino e che non può più comportarsi come faceva una volta. Gli anni passano per tutti…»

Poi all’improvviso cambiò discorso, per non iniziare le sequenza delle frasi fatte. «Come mi trovi?» e si era pavoneggiata, girandosi su sé stessa.

Matteo ebbe un’intuizione. «Sei sempre più bella e quel vestito che indossavi la prima volta che siamo usciti insieme ti sta sempre divinamente.» Fece un figurone. Erika apprezzò molto che Matteo ricordasse com’era vestita al loro primo incontro.

«E tu, come mi trovi?» fece eco Matteo.

Ed Erika gli rispose che, anche se era il più cocciuto idealista che avesse mai conosciuto, il pensiero di perderlo era stata la cosa più sconvolgente degli ultimi giorni. E, attirandolo a sé, gli stampò un grosso bacio sulla guancia.

Matteo, per la foga del bacio e per l’emozione, si versò addosso la tazza di cioccolata che teneva in mano, ma non ci fece neanche caso. L’incubo era finito, aveva ritrovato Erika e si sentiva pronto, con lei al fianco, ad affrontare la prova di appello per il suo nuovo incarico. «Cosa ne diresti di una settimana bianca, insieme, per ricominciare?» le propose a bruciapelo, meravigliandosi della propria audacia.

Erika accettò subito, con gioia.

Matteo ringraziò Babbo Natale. Il regalo che aveva appena ricevuto gli sembrava il più bello che potesse desiderare.

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