Pantofolaio


Capitolo 4.2 de Il Maestro di Bottega

«Simpatici, i tuoi amici…» aveva commentato Erika appena si erano seduti alla solita pizzeria dove organizzavano i loro incontri importanti. «A proposito, perché siamo qui? Mi devi dire qualcosa di serio?»

«In un certo senso, sì. Ho bisogno del tuo aiuto per analizzare quello che è successo negli ultimi mesi…»

Erika l’aveva guardato con tenerezza ed affetto, come per dirgli che era pronta ad aiutarlo e che era felice di farsi coinvolgere nei suoi problemi, che erano problemi di tutti e due.

«Beh, ecco vedi … la prossima settimana riparleremo del mio futuro dei prossimi sei mesi.»

«Qualche mese fa in questo stesso posto mi avevi comunicato la decisione di andare a Genova … Mi ricordo che ero rimasta un po’ male, sentendo che te ne andavi lontano…» aveva ricordato Erika.

«Cinque mesi fa non avevo a disposizione molti dati su cui basare quella decisione. Avevo l’ambizione di lavorare nelle vendite, e la proposta di fare sei mesi di esperienza insieme a Luciano mi era sembrata la migliore che potessi ricevere. E l’avevo prontamente accettata.»

Erika lo interruppe. «Ma è così bravo Luciano?»

«Beh, è il miglior venditore di tutta la nostra area…»

«Sicuramente mi sembra che sia stato un ottimo maestro, visto i risultati che tu hai ottenuto in un tempo così breve, e senza nessuna esperienza precedente.»

«Però non vorrei parlare solo dei risultati delle vendite…» precisò Matteo. «Il venduto è sicuramente il dato più importante, ma vorrei considerare insieme a te anche altri fattori, soprattutto tenendo conto di quello che è successo in questi cinque mesi e della relativa esperienza che mi sono fatto.»

«Posso darti subito il mio contributo…» lo aveva preso in giro scherzosamente Erika. «Adesso sappiamo che alla sera ti mancano molto la tua casetta e le tue pantofole…»

«E non solo la casetta e le pantofole!» la corresse Matteo fissandola negli occhi. Erika sorrise amorevolmente compiaciuta.

«Immagino» continuò Matteo «che ci siano persone cui piace la novità continua, e io stesso all’inizio di questa esperienza pensavo al lato romantico dell’avventura. Ma adesso almeno questo l’ho capito: mi pesa la mancanza degli affetti e delle abitudini della mia casa. E purtroppo non solo questo; mi pesa anche la frenesia di questo lavoro, alla fine della giornata sono sempre stanchissimo.»

Erika intervenne prontamente in suo soccorso. «Beh, anch’io la sera sono sempre stanchissima, ma la mattina riparto con le batterie cariche. Può darsi che la solitudine dell’albergo anziché ricaricarti ti scarichi ancora di più le batterie e che ti faccia iniziare la successiva giornata più stanco.» Poi con fare sospettoso lo guardò dritto negli occhi e scandì bene la domanda. «Perché tu la sera sei sempre solo in albergo, vero?»

Quell’accenno di gelosia fece sorridere Matteo. «L’hai detto tu stessa pochi minuti fa che sono un pantofolaio…»

Erika si rasserenò e sorrise.

Allora Matteo continuò molto serio. «In effetti non avevo pensato a quello che mi hai appena detto sulle batterie. Certo che se alla sera anziché tornare in albergo potessi tornare a casa, forse, il giorno successivo sarebbe diverso.»

Erika era contenta di aver dato il suo contributo all’analisi. Pensò, ma non lo disse a Matteo, che lei sarebbe stata capace di ricaricargli per bene le batterie ogni sera.

«Bene» continuò Erika, prendendo in mano la situazione visto che Matteo stava ancora pensando alla ricarica delle batterie «finora abbiamo analizzato la situazione dal tuo punto di vista, ma quale pensi che sia il punto di vista di Luciano, dopotutto è lui che ti ha seguito in questi mesi…»

«Sono sicuro che Mimmo chiederà a Luciano cosa pensa di me; anche di quello parleremo la settimana prossima» rispose Matteo.

«Sì, ma tu cosa pensi che dirà di te Luciano? Te ne sarai fatta un’idea?» lo spronò Erika.

«Beh, sono sicuro che Luciano pensa che io sia un bravo ragazzo. Non può non aver apprezzato e valutato l’impegno che ho messo nel mio lavoro in questi mesi ed i risultati che ho ottenuto. Il fatto poi che mi abbia lasciato fare cose importanti da solo dimostra che ha fiducia in me … Però oggi in macchina, mentre stavamo tornando a Milano, mi ha quasi sollecitato a pensare bene al mio futuro e a considerare anche gli aspetti personali.»

«Forse Luciano voleva invitarti ad analizzarli bene, proprio come stiamo facendo, adesso.»

Matteo si era tranquillizzato. «Hai ragione, penso che questo fosse l’invito velato di Luciano. Ti sono grato per avermi aiutato ad analizzare me stesso. Adesso però dimmi quello che tu pensi di me!»

 

Erika glielo aveva detto e Matteo aveva dimenticato la Bottega, Mimmo, Luciano, la Liguria, il cruscotto delle vendite, il suo fatturato e tutto il resto. Quello che Erika gli aveva detto non l’avrebbe più dimenticato.

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