Capitolo 1.6 de Il Maestro di Bottega
– Matteo non era certo rimasto soddisfatto delle spiegazioni ricevute dal padre a proposito del “potere contrattuale”. Sentiva il bisogno di confrontarsi con qualcuno che, come lui, non fosse ancora stato coinvolto in quella logica che gli sembrava perversa. Aveva pensato a qualche suo amico dell’università e improvvisamente gli venne in mente di parlarne con Erika. Dato che l’esperienza di Erika in azienda era durata solo qualche mese, e per di più in una posizione di estremo privilegio, c’erano buone possibilità che lei fosse ancora indenne da quella logica.
Dopo che Erika aveva lasciato l’azienda, Matteo l’aveva rivista solo qualche volta, quando riusciva a passare all’università a prenderla. Avevano sempre parlato del più e del meno come si usa tra colleghi di lavoro, o ex colleghi, come nel loro caso. Erika gli piaceva moltissimo, ma si rendeva conto di essere sempre troppo timido, quasi impacciato, ogni volta che l’incontrava. Adesso però Matteo aveva un problema serio che lo tormentava e per la prima volta vide in Erika un’amica, quasi una confidente, che l’avrebbe potuto aiutare.
Le aveva quindi telefonato chiedendole un consiglio su un fatto importante della sua vita. Magari ne avrebbero potuto discutere con calma mangiando una pizza insieme…
Con sorpresa di Matteo, Erika accettò subito il suo invito, quasi senza pensarci, anzi, gli era sembrato, con piacere. Matteo non poteva sapere che Erika era curiosa di capire, una volta per tutte, se Matteo era davvero un simpatico timidone o se faceva il cascamorto per ingraziarsi la figlia del suo Titolare.
Si erano così incontrati in una pizzeria che piaceva molto a Matteo perché l’arredamento era caldo, la luce diffusa, il sottofondo musicale sempre al giusto volume, e i tavoli erano separati da fioriere ad altezza d’uomo che creavano l’atmosfera adatta per poter parlare senza essere disturbati dai vicini o dalle compagnie chiassose.
Erika arrivò puntuale. Anche con jeans e scarpe da ginnastica era più bella che mai. Per rompere il ghiaccio di quella loro prima cena insieme Matteo le aveva chiesto dell’università. Erika gli aveva detto che all’inizio aveva incontrato qualche difficoltà, ma che ora le sembrava di aver ingranato bene. Aveva finito il primo anno, aveva già fatto due esami e stava preparando il terzo. Sembrava soddisfatta.
«Come mai Filosofia?» le chiese Matteo, quasi a bruciapelo.
«Perché mi piace! Ti sembra tanto strano?»
«No, no» si affrettò a rispondere Matteo. «Se tu non me lo avessi detto avrei sicuramente pensato a qualche altra facoltà…»
«Tipo … Economia!?»
«Beh, sì, qualcosa di simile…» ammise Matteo.
«Anche tu!» sospirò Erika, chiaramente infastidita.
Matteo non capì il motivo del fastidio di Erika e aggiunse subito, quasi scusandosi «Cosa ho detto di male?»
Erika lo tranquillizzò. «Niente, non preoccuparti. Penso che sia naturale che anche tu ti chieda come mai la mia scelta abbia poco a che fare con l’Azienda. Però, il fatto è che io voglio fare quello che mi piace, quello in cui credo. La prospettiva di fare qualcosa che non mi piace per il resto della vita mi spaventa da morire» concluse con fermezza. Poi, come per allontanare quel pensiero, cambiò discorso e gli chiese: «E a te come va? Come ti trovi nel tuo lavoro?»
Matteo si sentiva un po’ a disagio di fronte a quella domanda. Dopotutto aveva di fronte la figlia del suo Titolare, ma Erika le era sembrata molto spontanea e altrettanto spontaneamente rispose: «Beh, se devo essere sincero, non sono sicuro che il lavoro che ho ora sia quello che mi piacerebbe fare per tutta la vita.»
E, poiché Erika lo guardava con interesse, aggiunse: «Alla fine dell’università sognavo di fare un lavoro interessante, che non assomigliasse alla vita universitaria così ripetitiva e monotona. Ma forse erano illusioni giovanili…»
«E allora?» gli chiese Erika, che lo guardava sempre più interessata.
«Allora sto pensando di guardarmi intorno per cercare qualcosa che mi piaccia di più!» gli scappò detto.
Erika aveva capito al volo il suo imbarazzo. «Non preoccuparti» aggiunse ridendo di gusto «non farò la spia a papà» e dentro di sé pensò che Matteo cominciava proprio a piacergli. E non solo perché era un bel ragazzo, ma anche e soprattutto perché era sincero con lei, diversamente da molti altri ragazzi che conosceva. Sentiva che Matteo parlava volentieri con lei di cose importanti, del lavoro, del futuro e gli sembrava interessato a quello che lei pensava.
«Sincerità per sincerità» continuò Erika «anch’io non sono stata per niente entusiasta della mia esperienza, anche se ero nell’azienda di papà. Mi sembrava che il tempo non passasse mai e non vedevo l’ora che iniziasse l’Università.»
Poi, rendendosi conto che Matteo si aspettava un consiglio da lei, gli disse molto schiettamente: «Se il tuo attuale lavoro non ti piace più tanto, dovresti cercartene un altro che ti piaccia di più!»
Matteo l’aveva guardata negli occhi, con riconoscenza. Era quanto si aspettava. Poi, ripensando a quello che Erika aveva detto poco prima, e che l’aveva sorpreso, le chiese: «E tu perché sei rimasta nell’azienda di tuo padre fino alla fine del periodo, visto che l’esperienza non ti entusiasmava?» Gli sembrava scontato che Erika non fosse rimasta fino alla fine per mettere da parte qualche soldo per gli studi.
«Oh, il papà ha tanto insistito che io andassi a respirare l’aria che tira in azienda…» disse Erika con un sospiro «…e sono contenta di averlo fatto perché se prima avevo solo un sospetto, adesso ho la certezza che l’aria che si respira in azienda non fa proprio per me!»
Poi, per il resto della serata, non avevano più parlato di lavoro.
Mentre Matteo osservava Erika che si allontanava al volante della sua spider rossa, pensava che non era solo bellissima, ma anche sensibile e determinata. Quella sera aveva capito che anche lei stava volentieri insieme a lui, parlando di cose importanti, dei problemi seri della vita, e non solo delle banalità in cui scivolavano sempre gli incontri con le altre ragazze che aveva conosciuto fino ad allora.
E poi era rimasto incantato quando Erika, ovviamente accortasi della sua timidezza, lo aveva salutato con un bacio sulla guancia proponendogli, con estrema spontaneità, di fare una gita sul lago il giorno dopo.
Grazie ad Erika la loro prima serata insieme non si era conclusa con il solito “ci sentiamo presto”, ma con un “ci vediamo domani”.
La vita, adesso, gli sembrava più bella perché Matteo pensava di aver conosciuto, finalmente, la ragazza dei suoi sogni.
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