“Il Maestro di Bottega” Parte 1.3 – I Castellani


Capitolo 1.3 de Il Maestro di Bottega

– La prima persona che Matteo conobbe, il primo giorno di lavoro alla Brambilla S.p.A., fu il sig. Maresca, l’addetto all’Ufficio Vendite che avrebbe affiancato. Era sbucato da dietro una scrivania piena zeppa di plichi di carte e aveva salutato Matteo con un sincero benvenuto, sembrava contento di vederlo lì.
Matteo aveva ricambiato il saluto con calore e lo aveva subito rassicurato che avrebbe fatto di tutto perché la sua presenza in quell’ufficio non gli creasse scompiglio. Ma il sig. Maresca non sembrava affatto preoccupato, anzi. Matteo era liberissimo di organizzare l’ufficio come meglio credeva – aveva affermato.
Matteo si aspettava che il sig. Maresca fosse geloso della sua organizzazione, ed era rimasto piacevolmente sorpreso dalla sua disponibilità. «Dobbiamo passare solo un mese insieme…» aveva esclamato il sig. Maresca, notando la sorpresa di Matteo «e sarei sciocco se pretendessi di importi le mie idee.»
Matteo era ammutolito di colpo, aveva finalmente capito: il sig. Maresca se ne sarebbe andato.
Adesso era il sig. Maresca ad essere sorpreso. «Ma come, quando ti hanno assunto non ti hanno detto che stavo per andare in pensione, dopo trent’anni di lavoro in questo ufficio?» aveva chiesto.
Matteo non aveva risposto, era ancora sotto shock.
Allora il sig. Maresca, per aiutarlo a riprendersi, lo invitò a raccontargli un po’ di sé. E così pian piano, parlando dei suoi studi e delle sue aspirazioni, Matteo si era ripreso. Aveva accettato subito quel lavoro così inaspettato perché l’occasione gli sembrava troppo bella per non prenderla al volo. E aveva concluso con un «Poi vedrò…»
«Eh, sì, poi vedrai…» gli aveva fatto eco il sig. Maresca. Ma a Matteo sembrava che avesse voluto dire “…poi ti accorgerai!”
Il sig. Maresca gli chiese chi avesse già conosciuto, in azienda. E Matteo gli rispose che conosceva solo il Commendatore e la sua segretaria. «Uno splendore di ragazza…» si era lasciato sfuggire.
Il sig. Maresca lo ammonì: «Attento a come parli. La signorina Erika è la figlia del Commendatore!»
Matteo si rallegrò della sua prudenza nel descrivere quella che credeva essere la segretaria del Commendatore come “uno splendore di ragazza” e non come l’avrebbe descritta ai suoi amici.
Poi il sig. Maresca accompagnò Matteo dal loro Capo, il dott. Inzolìa, Direttore Commerciale della Brambilla S.p.A. Appena entrato nell’ufficio, Matteo riconobbe in lui una delle persone che erano uscite dallo studio del Commendatore il giorno della sua assunzione. Il dott. Inzolìa, tanto per metterlo a suo agio, gli aveva detto che non sapeva se lui fosse la persona più adatta per sostituire il sig. Maresca.
«Niente di personale, intendiamoci» aveva aggiunto. «Solo che avrei preferito qualcuno con più esperienza specifica, non un neolaureato alle prime armi. Ma poiché il Commendatore ha deciso personalmente di assumerla…» e qui il dott. Inzolìa lasciò il discorso in sospeso, quasi a voler sottolineare che in quella decisione lui non c’entrava. Poi aveva invitato perentoriamente Matteo a darsi da fare ed a sfruttare tutta l’esperienza e le conoscenze del sig. Maresca per il poco tempo che avrebbero trascorso insieme.
Uscendo dalla stanza del dott. Inzolìa, Matteo aveva considerato, tra sé e sé, che quella era la seconda persona che incontrava in quell’azienda, il suo primo giorno di lavoro, ed era anche il suo secondo shock.

A casa quella sera Matteo parlò a lungo con i suoi, che erano curiosi di sentire le sue impressioni. Raccontava, scherzando, che il giorno dell’assunzione gli avevano fatto due radiografie, e oggi, appena assunto, gli avevano subito già fatto due elettroshock.
Il padre l’aveva tranquillizzato sulle radiografie. «E’ più che logico che un Dirigente di azienda sia sospettoso di una persona sconosciuta che vede seduta nell’anticamera, in attesa di essere ricevuta direttamente dal Titolare» aveva detto, aggiungendo subito «Anche il comportamento aggressivo del tuo capo, il dott. Inzolìa, è più che naturale. Probabilmente si sta chiedendo chi ti ha raccomandato, visto che sei stato assunto direttamente dal Commendatore. Per di più sei giovane e laureato e potresti costituire una minaccia futura, un probabile aspirante concorrente alla Direzione Commerciale della Brambilla S.p.A.»
«Quindi questi comportamenti strani che ho osservato sono del tutto naturali nel mondo del lavoro…» aveva considerato Matteo.
«Non mi preoccuperei più di tanto di questi comportamenti» aveva aggiunto suo padre «ma piuttosto se l’azienda è solida ed ha programmi di sviluppo. E su questo versante non ci sono problemi!»
Matteo aveva guardato interrogativamente suo padre, per chiedergli perché fosse così sicuro.
«Proprio oggi pomeriggio il Commendator Brambilla è passato in Banca e mi ha confermato la sua decisione di andare avanti con la richiesta di finanziamento per la costruzione di un nuovo deposito al Centro Sud…» aveva chiarito suo padre «Me ne aveva accennato un paio di settimane fa quando gli ho parlato di te la prima volta e lui mi ha fissato l’incontro. Oggi mi ha portato la documentazione per ottenere il finanziamento. Ti posso rassicurare che l’azienda è solida, i bilanci sono buoni. Al massimo, il finanziamento che il Commendatore ha richiesto è un po’ alto.» E qui si era interrotto, come per sottintendere che quello era un problema suo e della banca. La conversazione era finita lì.
Di fronte al padre Matteo abbozzò, ma, prima di addormentarsi, ripensò al Commendatore e non poté non ammirarne la recita che aveva fatto quando lo aveva assunto. Con una fava aveva preso i classici due piccioni. Aveva risolto il problema della sostituzione del sig. Maresca che stava andando in pensione e si era creato un credito nei confronti di suo padre per il finanziamento del Deposito del Centro Sud. Se l’era giocata proprio bene la sua partita, il Commendatore.
E io che lo ringraziavo, balbettando come un poveraccio che ha appena ricevuto un’elargizione da un benefattore! – concluse mentalmente Matteo.
Poi ripensò al fatto che era appena entrato in azienda ed aveva già scoperto che il suo Capo vedeva in lui un possibile avversario, non un alleato su cui contare per lavorare insieme.
Dovrò muovermi con la massima cautela – si raccomandò.

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