Il Paese dei Balocchi


Capitolo 3.3 de Il Maestro di Bottega

_ Quel venerdì sera Erika e Matteo si erano dati appuntamento alla solita pizzeria. Si erano appena seduti quando Erika esordì: «Ti continuano a brillare gli occhi. Sei felice adesso, come i primi due giorni quando ti venivo a prendere all’uscita…»
«E’ il piacere di rivederti e di sapere che le prossime ore staremo insieme» disse Matteo, aggiungendo «e poi il mio nuovo lavoro mi piace proprio. E’ completamente al di là di ogni mia più rosea aspettativa.»
Della decisione di cambiare lavoro avevano parlato a lungo, ed ora, continuando a vedere l’entusiasmo di Matteo, Erika aveva chiesto di parlare di quello che era successo dall’ultima volta che si erano visti.
Matteo non si era fatto pregare. «Ricordi quando ti raccontavo che durante i colloqui non mi avevano chiesto cosa sapevo fare ma cosa mi sarebbe piaciuto fare?» Erika annuì.
«Ebbene, è successo proprio questo: mi faranno fare proprio quello che mi piacerebbe fare. L’altro ieri ho conosciuto Luciano, che sarà il mio Maestro per i prossimi sei mesi!»
Erika sembrava scettica. «Questa azienda è il Paese dei Balocchi!» aggiunse ridendo. «Non è che i tuoi amici sono il Gatto e la Volpe?»
«Certo che no!» esclamò Matteo, che non riusciva ad associare Mimmo e Luciano né al Gatto né alla Volpe. «L’azienda sta potenziando il settore vendite, e io sono stato inserito perché avevo dichiarato di voler diventare un venditore. Adesso Mimmo e Luciano sono a mia disposizione per sei mesi per aiutarmi a diventare un bravo venditore.»
«Allora la tua nuova azienda non assumerebbe mai una persona ad alto livello, come ha fatto papà con il dott. Inzolìa qualche anno fa?» osservò Erika, tanto per fare un esempio che ricordava bene.
«Assolutamente no, forse potrei essere io il Direttore Vendite, tra qualche anno, se dimostrerò di averne le capacità» rispose orgoglioso Matteo.
«E come ti hanno accolto?» incalzò Erika con curiosità.
«Sicuramente in modo molto diverso da come io avevo accolto l’arrivo del nuovo Assistente Marketing del dott. Inzolìa…» esclamò Matteo.
«Non ti avevo mai visto così nero, come quel giorno, e da allora hai cominciato a leggere con regolarità le offerte di lavoro. Beh…» concluse con filosofia «…sia benvenuto il nuovo Assistente Marketing, se questa è stata la causa che ti ha fatto trovare un nuovo lavoro che ti piace molto di più, a quanto pare!»
«Certo, perché tu adesso stai parlando di me, e ti sta a cuore la mia felicità … ma prova a dimenticarti di essere la mia ragazza e mettiti nei panni di tuo padre. Risolto il problema del Marketing ha dovuto affrontare subito dopo il problema della mia sostituzione all’Ufficio Vendite.»
«Beh, dal punto di vista dell’azienda, hai ragione» ammise Erika. «Anzi papà una sera a cena ha accennato al nuovo responsabile dell’Ufficio Vendite, una persona molto brava e con molti anni di esperienza, ma sembrava un po’ contrariato. Penso che gli sia costato più di quanto si aspettasse.» E concluse: «Certo, mi stai facendo capire che lo scontento di un Collaboratore e le sue dimissioni sono comunque molto costose per l’azienda!»
Matteo annuì, sollevato che l’avesse detto lei, da sola.
Erika ci rifletté un po’ e di colpo trasformò la sua domanda in una constatazione. «Quindi il tuo arrivo nella nuova azienda non ha creato nessun malumore!»
«Anzi, mi sono sembrati tutti molto contenti di avere un nuovo Collaboratore» rispose convinto Matteo.
A quella frase Erika diventò improvvisamente materna. «Stai attento a non farti sfruttare!» gli aveva raccomandato. «Io ti conosco, sei un buono, e se uno ti chiede qualcosa tu ti fai in quattro pur di accontentarlo.»
Matteo la volle rassicurare. «Lo so, ma qui è diverso, non ho la sensazione che mi vogliano sfruttare. Insieme a Mimmo e Luciano abbiamo preparato il mio piano di formazione per il resto dell’anno. Il piano non me lo hanno imposto loro, l’ho condiviso anch’io.»
«Proprio come facciamo tu ed io quando prendiamo le nostre decisioni importanti?» chiese Erika.
«Direi proprio di sì…» rispose Matteo «…anche se condividere qualcosa con te è estremamente più bello.»
Il sorriso negli occhi di Erika tradì la sua gioia, ma rimase ben salda per terra e domandò: «Avete parlato anche di soldi?»
«Beh, sono appena stato assunto…» quasi si scusò Matteo «e l’offerta me l’aveva fatta direttamente il dott. Ferretti nel secondo incontro. Da quello che ho capito finora, mi sembra che non si parlerà più di trattamento economico fino a fine anno. Quindi è ancora un po’ presto…»
«Interessante» annotò Erika sopra pensiero. «Mio padre è continuamente assediato da richieste di aumento. E’ una delle cose che lo mandano in bestia.» Ma poi cambiò discorso, ricordandosi di una cosa importante che Matteo aveva appena nominato: «Dimmi del tuo piano di formazione.»
E così Matteo le annunciò, con orgoglio malcelato, che da lunedì avrebbe iniziato il suo nuovo lavoro di Venditore in Liguria.
Erika si rannuvolò di colpo, e fece il broncio. «E così te ne vai …  mi lasci!»
Matteo rimase di sasso, non aveva pensato a quella reazione. Dopotutto non se ne stava sicuramente andando, la Liguria non era l’Australia, e si sarebbero potuti vedere ogni fine settimana, e anche durante la settimana magari incontrandosi a metà strada.
«E’ solo questione di qualche mese, non del resto della vita» concluse.
Alla fine Erika si calmò. «Scusami…» disse «…mi sono comportata come una sciocca. Ma adesso che ci penso meglio sono contenta per te. E’ una fortuna che ti abbiano dato la possibilità di fare questa esperienza»
Matteo stava ancora pensando a come farsi perdonare, che Erika cominciò ad organizzare il loro periodo di lontananza.
«Ci telefoneremo ogni giorno…» decise «…e poi il sabato e la domenica staremo sempre insieme.»
«Certo» convenne sollevato Matteo «e poi non dimenticare che ogni venerdì sarò sicuramente in sede a Milano per le riunioni periodiche. Penso che non ce ne accorgeremo neanche…»
Le parole di Matteo avevano fatto provare ad Erika una sensazione che si stava radicando sempre di più: sembrava che tutti in quell’azienda lavorassero divertendosi, come se fossero riusciti a trasformare i lavori forzati nel paese dei balocchi.
Poi Erika e Matteo quella sera la dedicarono a sé stessi, ed ai festeggiamenti prima della partenza di Matteo. E non parlarono più di lavoro.

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