Capitolo 2.2 – Il Grappolo di Botteghe


Capitolo 2.2 de Il Maestro di Bottega

– «Facciamo una rapidissima carrellata storica…» iniziò Mimmo inspirando profondamente. «L’evoluzione di molte aziende negli ultimi secoli è stata caratterizzata da un aumento delle loro dimensioni…»
«Specialmente dopo la rivoluzione industriale di fine settecento» commentò Matteo ricordando il suo esame di Storia dell’Economia.
«Certo, l’aumento delle dimensioni aziendali ha comportato la necessità di adottare regole organizzative interne sempre più rigide e burocratiche, che le hanno rese sempre più diverse dalle botteghe del rinascimento.»
«Mi vuoi dire che quest’azienda ha fatto un tuffo nel passato, ispirandosi alle modalità operative di quelle botteghe?»
«Proprio così! La Bottega è il nucleo di base di questa azienda» continuò Mimmo «e per noi la parola Bottega non ha nessun significato riduttivo, anzi. La Bottega cui ci ispiriamo è proprio quella rinascimentale, in cui l’eccellenza dei risultati era dovuta ai rapporti spontanei e creativi che esistevano tra il Capo Bottega ed i suoi Ragazzi.»
Il parallelo tra la Dolceferretti e le botteghe rinascimentali, dove si erano formati Leonardo e Michelangelo, affascinava Matteo, che però obiettò: «L’idea della Bottega è bellissima, ma, per quanto ne so io, le botteghe del rinascimento avevano dimensioni ridotte, non certo le dimensioni di questa azienda!»
«Questo è sicuramente vero» aveva concordato Mimmo. «Oggi le aziende hanno dimensioni maggiori rispetto alle botteghe del passato, ma…» e qui aveva guardato dritto negli occhi Matteo mentre pronunciava la sua frase ad effetto «noi applichiamo la Regola del 7!»
«La Regola del 7?…» gli fece eco Matteo. «Immagino sia un’altra delle parole chiave del gergo aziendale?!»
«Esattamente! La Regola del 7 recita che una persona può gestire al massimo dell’efficacia non più di 7 Collaboratori. E’ una regola empirica, basata sull’esperienza, che ha dimostrato di funzionare bene e che applichiamo con una certa rigidità.» E concluse: «La Regola del 7 ci consente di ricreare, anche in un’azienda di dimensioni medio grandi come questa, lo stesso genere di relazioni umane tipiche delle botteghe del rinascimento.»
Matteo adesso era incuriosito, e Mimmo, dopo aver preso un foglio di carta ed una matita, riprese: «La nostra azienda è formata da tante Botteghe, ciascuna delle quali è composta da un Capo e, al massimo, da sette Collaboratori…» e cominciò a disegnare:

«Questa è la bottega di primo livello, costituita dal Direttore Generale, il Capo Bottega, e dai suoi sette Collaboratori che sono i Direttori dell’Area Finanziaria, Amministrativa, Marketing, Vendite, Logistica, Acquisti e Produzione.»
«Ciascuno degli appartenenti alla Bottega di primo livello è, a sua volta, il Capo di una sua Bottega, di secondo livello. Prendiamo ad esempio il Direttore Vendite: la sua Bottega è composta da lui stesso, il Capo Bottega, e dai suoi Collaboratori che sono i quattro Capi Area per il Nord Ovest, il Nord Est, il Centro, il Sud e le Isole, ed i Responsabili Vendite alla Grande Distribuzione e Comunità…» e anche qui Mimmo fece lo schizzo della Bottega vendite.

«Ma sono solo sei, non sette…» era sfuggito a Matteo, che contava i Collaboratori mentre Mimmo li disegnava.
«Non fare il pignolo» sbottò Mimmo. «Sette è il numero ottimale dei Collaboratori di una Bottega, non un vincolo inflessibile. Se i Collaboratori fossero cinque o sei, il Capo Bottega avrebbe più tempo per gestire meglio la propria attività operativa o quella di un Collaboratore in particolare. Viceversa, se ne avesse otto o nove, non avrebbe il tempo necessario per occuparsi di loro in modo ottimale.»
Matteo si era scusato; aveva capito il concetto.
Mimmo aveva quindi continuato i suoi schizzi. «E così siamo arrivati alle Botteghe di terzo livello. La Bottega di cui io sono il Capo è composta da tre Rappresentanti per la Lombardia, due per il Piemonte e Valle d’Aosta e uno per la Liguria.»

Anche i Collaboratori della Bottega di Mimmo erano sei. Matteo questa volta non replicò, ma osservò: «La Regola del 7 quindi consente di creare una struttura operativa molto corta. Se ho ben capito tutta l’azienda è organizzata solo su tre livelli gerarchici di Botteghe!»
«Non necessariamente…» aveva risposto Mimmo. «Nel nostro reparto Produzione, dove sono in molti, esistono altri livelli, ma le persone sono sempre organizzate in Botteghe, rispettando il più possibile la regola del 7.»
Matteo, dopo un attimo di riflessione sui disegni di Mimmo, aveva aggiunto: «Però queste Botteghe, dimensioni a parte, sono del tutto simili alle funzioni tipiche di ogni azienda. Come si fa allora a collegare tra loro queste Botteghe, perché formino un’unica azienda, senza ricorrere a quelle procedure rigide e burocratiche di cui parlavamo all’inizio?»
Mimmo, che sembrava aspettarsi questa obiezione, rispose subito: «La domanda è giustissima. Per legare tra loro le Botteghe in grappolo affinché formino l’azienda, usiamo la “Catena dei 3!»
Un’altra parola chiave del gergo – aveva pensato Matteo, che aggiunse, perplesso: «Beh, se devo essere sincero, l’immagine della catena mi sembra poco aderente allo spirito creativo della bottega del rinascimento.
Mimmo l’aveva rassicurato, sorridendo: «Non preoccuparti, l’immagine della catena serve solo a rappresentare legami molto stretti che esistono tra il Capo Bottega ed i suoi Ragazzi di Bottega, non a descrivere un giogo cui tutti si devono sottoporre. Adesso però ti chiedo un po’ di pazienza, della Catena dei 3 parleremo domani, quando analizzeremo il concetto di strategia. Vedrai che allora sarà tutto più chiaro.»
Matteo annuì, era curioso di capire cosa fosse veramente questa “catena”, ma poteva sicuramente pazientare ancora un altro giorno.
Mimmo allora continuò: «La decisione di rivedere radicalmente il nostro modello organizzativo per Botteghe è stata presa per cavalcare, e non subire più o meno passivamente, un evento storico dell’epoca in cui viviamo, iniziato solo pochi decenni fa, e tuttora in corso…»
Matteo stava per aprire bocca, ma Mimmo anticipò la sua domanda. «Questo evento storico è lo sviluppo impetuoso della tecnologia dell’informazione e dei nuovissimi strumenti che questa tecnologia mette sempre più a disposizione di tutti.»
Matteo era tutt’orecchi e Mimmo proseguì: «Prendiamo per esempio i Castelli Medioevali. Erano costruiti in luoghi isolati, difficilmente accessibili. La loro organizzazione interna era rigidamente piramidale. Il Feudatario, al vertice alla piramide, teneva sotto controllo i suoi sudditi, i servi della gleba, attraverso i suoi vassalli, valvassori, valvassini, eccetera…»
«Dal Castello medioevale all’azienda dei nostri giorni» continuò Mimmo «i canoni della gestione del potere non sono cambiati: l’Imprenditore / Feudatario ha poteri quasi assoluti sui propri Dipendenti / Servi della Gleba che devono eseguire bene e rapidamente, senza discutere, gli ordini provenienti dalla corte costituita dai Dirigenti / Vassalli, dai Quadri / Valvassori e dalle Segretarie / Valvassini…»
Matteo rise di gusto a quel paragone che Mimmo aveva volutamente drammatizzato per trasmettere il concetto.
«La tecnologia dell’informazione, in pochi anni, ha minato alla base i canoni del potere in vigore da sempre: detenere le informazioni per utilizzarle a scopi di mantenimento e rafforzamento della propria posizione. Nel Castello ciascuna classe sociale si teneva ben strette le informazioni che possedeva, visto che costituivano il presupposto principale del proprio potere. Analogamente in molte aziende ancora oggi le informazioni sono uno strumento di classe. Chi le possiede decide ed è più o meno “potente”. Chi non le possiede è irrimediabilmente “debole” e può solo eseguire.»
«Quindi in queste aziende, come nei castelli di centinaia di anni fa, il movimento delle persone dal basso verso l’alto è pressoché inesistente» aveva concluso Matteo.
«Certo» ribadì Mimmo con convinzione «ma sarà sempre meno così, d’ora in poi, perché lo sviluppo diffuso delle nuove tecnologie informatiche mette a disposizione di un numero sempre crescente di persone un numero sempre crescente di informazioni.»
E qui aveva fatto uno schizzo.

«Queste sono, per grandi linee, le tappe della diffusione della tecnologia dell’informazione nelle aziende della nostra dimensione» commentò Mimmo. «Negli anni settanta è iniziata l’affermazione del computer come terminale video. Nel decennio successivo è apparso il personal computer come strumento di lavoro individuale e solo dopo un altro decennio, negli anni novanta, si sono affermate le reti, che collegavano tra loro tutti i computer dell’azienda. Adesso è iniziato il vero e proprio boom di internet che ci consente di collegarci con qualsiasi altra persona in qualunque altra parte del mondo…»
«Il villaggio globale» aveva commentato Matteo.
«Già, il villaggio globale. L’impatto di questa tecnologia in azienda è enorme, bisogna solo coglierne le opportunità. Adesso che l’informazione è disponibile a tutti a bassissimo costo, all’imprenditore non servono più i Capi e i Capetti intermedi. Sono le informazioni presenti nel sistema informativo aziendale che gli consentono di avere una chiara visione della situazione e quindi il controllo della sua azienda. Non serve più lo stuolo delle Segretarie. Ognuno in azienda fa più in fretta a fare da sé piuttosto che dare le disposizioni ad altri di fare quello che ha in mente, come scrivere una lettera, ricercare un documento, e così via.»
Matteo non sembrava ancora del tutto convinto. «Però anche se mi sento di poter affermare che la mia precedente azienda era un Castello, i computer c’erano, eccome!»
«Dare un computer a tutti non significa aver messo in piedi un sistema di gestione delle informazioni. Anzi, presumibilmente ciascuno tenderà ad usare il proprio computer riservandosi una propria area personale, dove ci sono le informazioni che contano, quelle “importanti” da non condividere con altri.»
«La vecchia logica del potere di cui parlavi poco fa, esercitata con mezzi moderni…» commentò Matteo.
«Né più, né meno!» concordò Mimmo.
Adesso Matteo aveva capito. «Quindi il sistema di gestione delle informazioni basato sulle ultime tecnologie informatiche, unito al sistema di gestione delle persone, basato sul modello della bottega del rinascimento, si sposano per dare vita alla Bottega Rinascimentale del Terzo Millennio!»
Mimmo sorrise, compiaciuto. Era proprio soddisfatto del suo allievo. E propose una pausa.

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