Il Maestro di Bottega – Prefazione


In un caldissimo pomeriggio estivo, sotto l’ombra di un albero carico di frutti, quando si è più portati alla meditazione che all’azione, stavamo conversando su quello che ci sarebbe piaciuto fare nel futuro e non avevamo ancora avuto il tempo di realizzare fino ad allora.

E così, quasi per caso, abbiamo scoperto due aspirazioni convergenti: quella di Bucci di mettere in “bella copia” e per iscritto il modello di gestione aziendale applicato nel corso della sua esperienza lavorativa e quella di Stori di poter scrivere un libro sulle Vision 2000, parlando di “Qualità”, quella che le aziende si aspettano, e spesso non ricevono, dall’applicazione delle ISO 9000. E’ nata così, quasi per caso, la nostra decisione di scrivere un trattato di management a quattro mani.

Sorretti dall’entusiasmo che accompagna sempre la fase iniziale di tutti i progetti importanti, abbiamo completato la prima stesura del nostro trattato di management in un paio di settimane. Questo canovaccio conteneva tutto quello che volevamo dire: era pieno di concetti teorici, di diagrammi, di parole inglesi, di formule matematiche… Ma era già un bel “mattone”, figuriamoci cosa sarebbe diventato il libro.

E così, dopo una breve riflessione, abbiamo ridefinito il nostro obiettivo: non dovevamo scrivere un Trattato di Management, come ce ne sono tanti, ma un Romanzo di Management, come ce ne sono pochi. Un libro che potesse avvincere il lettore fino all’ultima pagina e non abbandonato quasi subito. E così nel passaggio dal canovaccio tecnico alla bozza del romanzo abbiamo cercato di rendere anche i concetti più difficili con la massima semplicità, evitando, per quanto possibile, i termini tecnici, le parole inglesi, i diagrammi e le formule, che abbondano su tutti i libri di management ma che non ci sono, né devono esserci, nei romanzi.

Abbiamo quindi chiesto a qualche amico imprenditore di leggere questa bozza, e l’accoglienza è stata molto incoraggiante. Poi, quasi per caso, la bozza è stata letta dai nostri figli, ed il risultato è stato entusiasmante. Ci aveva colpito, in particolare, il fatto che l’avessero letta fino alla fine e in poco tempo. Chi ha figli sa che vedere un ragazzo leggere è già, di per sé, una sorpresa. Se poi legge volentieri un libro di management, e non un fumetto, la sorpresa è ancora più grande. Ci siamo così resi conto che lo sforzo di semplificazione che avevamo fatto nel passaggio dal primo canovaccio tecnico al romanzo era stato ripagato.

Poi, proprio perché siamo imprenditori, e non scrittori, sono iniziati i nostri guai. Adesso abbiamo capito, sulla nostra pelle, cosa significa quel “risciacquar i panni in Arno” che al Manzoni richiese parecchi anni di lavoro. Per fortuna abbiamo potuto sfruttare il personal computer, che Manzoni non aveva, e il risciacquo ha richiesto solo qualche mese.

Adesso che abbiamo terminato pensiamo che questo romanzo non sia destinato solo agli imprenditori e ai dirigenti, ma a tutti i lavoratori e ai giovani, come i nostri figli, che si preparano ad entrare nel mondo del lavoro.

I nostri ringraziamenti, doverosi, vanno a coloro che hanno ispirato il nostro romanzo e cioè a tutte le persone che abbiamo conosciuto nel corso degli anni di studio e di lavoro e che sono stati i protagonisti reali anche se inconsapevoli delle situazioni descritte in questo romanzo.
Un grazie anche alla prof.ssa Lucia Siragusa e al dott. Luciano Franceschetto per le loro puntuali osservazioni sul testo.

Le nostre scuse, altrettanto doverose, vanno ai numerosi Commendator Brambilla esistenti, del cui nome ci siamo appropriati perché un Commendator Bianchi o un Commendator Esposito non avrebbero reso altrettanto bene il personaggio. In ogni caso vogliamo precisare che ogni riferimento a luoghi, persone o situazioni è puramente frutto di fantasia. A quest’ultima abbiamo chiesto aiuto per rappresentare in modo informale il sistema di gestione in cui crediamo.

Il nostro desiderio!?
Che di giovani imprenditori, dirigenti e collaboratori cui piaccia il modello di gestione aziendale descritto in questo romanzo ce ne siano sempre di più. E che tutte le persone possano trovare nell’impresa e nel lavoro un ideale di solidarietà etica, umana e sociale che le valorizzi sia dal punto di vista professionale che, soprattutto, umano. Ci piacerebbe, insomma, che le aziende assomigliassero sempre di più alla “Bottega Rinascimentale del Terzo Millennio” e sempre di meno al “Castello Medioevale”, descritti in questo libro.

A tutti vada il nostro augurio di una vita serena e felice nel mondo del lavoro e della famiglia, come hanno avuto Matteo ed Erika, i protagonisti del nostro romanzo.

Giacomo Bucci e Massimo Stori

Tratto dal libro Il Maestro di Bottega

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